L’Italia, alla fine del 1800, possedeva una rete già piuttosto sviluppata di punti di osservazione (osservatori meteorologici e geodinamici). Soprattutto nell’ultimo quarto di secolo, l’osservazione strumentale dei terremoti ebbe un formidabile sviluppo per merito di studiosi locali, spesso operanti privatamente all’interno di strutture nate come osservatori astronomici, e di studiosi appartenenti a ordini religiosi tradizionalmente impegnati nell’indagine dei fenomeni naturali, tra i quali Barnabiti, Gesuiti, Scolopi.
Al geofisico romano Michele Stefano De Rossi (1834-1898) va il merito di aver organizzato questa fitta rete di osservatori, nonché di corrispondenti pubblici e privati dai quali raccoglieva osservazioni a volte condotte anche con strumenti rudimentali: prima con semplici sismoscopi, poi con strumenti sempre più sofisticati. I risultati di tali osservazioni furono regolarmente pubblicati, per un ventennio, nel Bullettino del Vulcanismo italiano (BVI) fondato, redatto e finanziato a partire dal 1871 dallo stesso De Rossi.
A seguito dei disastrosi terremoti di Casamicciola (1881 e 1883) e della Liguria (1887), il Governo Italiano decise di promuovere e finanziare concretamente il Servizio Sismico Nazionale con la creazione di una rete di osservatori specificatamente sismici. Proprio Michele Stefano De Rossi, nel 1891, assunse la direzione del Regio Osservatorio Geodinamico di Rocca di Papa, nato come Osservatorio di “primo ordine” insieme a quelli di Casamicciola e di Catania.
Dal 1876, la sede del nuovo Servizio Sismico Nazionale venne ubicata presso l’Ufficio Centrale di Meteorologia (UCM, in seguito UCMG - Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica) in Roma. L’attività fondamentale svolta negli anni successivi da questo Ufficio fu quella di sviluppare la rete di osservatori, oltre che di “primo ordine”, anche di “secondo e terzo ordine”, principalmente realizzando convenzioni con strutture private alle quali venne fornita la strumentazione necessaria e l’assistenza tecnica. E proprio a partire dal 1895, con la nascita della Società Sismologica Italiana, venne pubblicato il primo volume del Bollettino (BSSI), che conteneva una sezione dedicata alle informazioni descrittive e strumentali di terremoti rilevati durante l’anno entro e al di fuori del territorio italiano.
Una drammatica sequenza di terremoti distruttivi interessò l’Italia, da sud a nord, nel primo ventennio del Novecento, fornendo un ulteriore motivo di stimolo per i sismologi italiani di enti pubblici e privati ed evidenziando un importantissimo aspetto di criticità per la moderna sismologia: il problema della sincronizzazione delle registrazioni effettuate nei singoli osservatori. La rete sismica italiana all’epoca contava 36 osservatori (Agamennone, 1909), la maggior parte dei quali aveva sismografi con registrazione su carta affumicata. Dei 59 strumenti ufficialmente operanti in questi osservatori, quasi un quarto disponeva di un microsismografo Vicentini (orizzontale e/o verticale) e poco più di un quarto di un sismometrografo Agamennone. Dei 36 osservatori funzionanti solo 17 erano in grado di determinare rigorosamente il tempo mediante metodi astronomici, mentre gli altri 19 lo misuravano con meridiane, sestanti, telegrafo, etc.
Dal punto di vista strumentale, la situazione della rete sismica italiana purtroppo non mutò di molto fino al secondo dopoguerra. La mancanza di ricambio generazionale nel servizio sismico istituzionale (UCMG), nonché l’influenza e la lunga permanenza in esso del geologo e sismologo reatino Giovanni Agamennone (1858 – 1949) causarono un rallentamento nello sviluppo strumentale. Agamennone infatti, in qualità di direttore, si oppose all’introduzione in Italia di numerose e importanti innovazioni legate agli strumenti sismici progettati all’estero (Wiechert, Wood-Anderson, Mainka, Milne, Galitzin), condizionando fortemente tale sviluppo.
Nel 1936, le competenze geofisiche e tutti i servizi esercitati dall'allora Ufficio Centrale di
Meteorologia e Geodinamica (UCMG) furono trasferite all'appena nato Istituto Nazionale di Geofisica
(ING, dal 1999 INGV), istituito proprio in quell’anno, in seno al CNR, e proprio nel 1939 anche il
Reale Osservatorio Geodinamico di Rocca di Papa entrò a far parte della nuova Rete Sismica dell’ING.
Nel 1937, prese avvio l’impianto dell’ING e la costruzione in proprio di strumenti scientifici.
Oltre
a stabilire la Stazione Centrale presso la Città Universitaria di Roma, nell’immediato secondo
dopoguerra, l’ING installò una nuova rete sismica dotata di una terna di sismografi Wiechert di
piccola massa (200 kg per l’orizzontale e 80 kg per il verticale) costruiti nelle proprie officine;
successivamente, vennero prodotti e installati anche i sismografi orizzontali del tipo
Galitzin-Wilip e i sismografi Ishimoto
(Story Map).
Risale al 1946 il primo bollettino redatto dall'ING contenente le informazioni sui terremoti locali, regionali e telesismici registrati nell'anno dalla stazione di Roma (Osservatorio Sperimentale), presso la Città Universitaria.
Dal 1949 il bollettino compilato dall'ING conteneva, oltre alle letture delle registrazioni effettuate nella sede centrale di Roma, anche i dati registrati dalle 8 stazioni periferiche della Rete Sismica gestita dall’istituto: Bologna, Catania, Firenze, Messina, Padova, Salò, Pavia e Taranto, tutte equipaggiate con sismometri Wiechert da 200 e 80 Kg.
Negli anni successivi il numero di stazioni periferiche aumentò gradualmente, fino ad arrivare
al 1954, anno in cui la Rete Sismica dell’ING contava circa ventiquattro punti di osservazione
suddivisi tra Osservatori base e Stazioni. Gli Osservatori, che erano delle strutture di
proprietà dell'ING, oltre ad avere il compito di registrare ed elaborare gli eventi sismici,
erano impegnati anche in attività di ricerca, mentre le Stazioni avevano il solo compito di
registrare gli eventi e consistevano generalmente in locali messi a disposizione dalle
Università e da Enti Pubblici o Privati.
Tutti gli osservatori erano presidiati e le letture dei sismogrammi venivano fatte in loco o
venivano spedite alla sede centrale di Roma per la compilazione dei bollettini definitivi, con
tutte le difficoltà dovute ai ritardi, talvolta considerevoli, legati alla spedizione postale e
alla frammentarietà delle informazioni; con i dati della stazione di Roma si redigeva solo il
bollettino provvisorio.
Un deciso miglioramento si ebbe a partire dal 1970, anno in cui la stazione di Roma Università fu sostituita dall'Osservatorio Centrale di Monte Porzio Catone, dove da quel momento vennero compilati entrambi i bollettini, provvisorio e definitivo.
La situazione appena descritta durò fino al 1980, quando In seguito ai terremoti in Friuli nel 1976, in Valnerina nel 1979 e in Irpinia nel 1980 (Story Map), il Commissario Straordinario Giuseppe Zamberletti (1933-2019), incaricato dal governo italiano del coordinamento dei soccorsi, dette un impulso decisivo alla creazione di una Rete Sismica Nazionale Centralizzata (RSNC), la cui gestione fu assegnata all'ING.
Nacque così, nel 1980, la rete Sismica Nazionale dell'ING, centralizzata all'Osservatorio di Monte Porzio Catone e costituita inizialmente solo da 6 stazioni telemetrate - L’Aquila (AQU), Castello Tesino (CTI), Duronia (DUI), Montasola (MNS), Monte Porzio Catone (RMP), Salò (SAL) - su un totale di circa 40 stazioni; una parte di queste era di proprietà dell’ING, mentre le altre erano gestite da varie organizzazioni ed enti pubblici e/o privati (Università, Osservatori, Fondazioni, Musei, etc).
A partire dal 1982 le stazioni sismiche vennero telemetrate presso la nuova sede ING, che nel frattempo era stata spostata a Roma, in Via Ruggero Bonghi, dove venne istituito un vero e proprio Servizio di Sorveglianza Sismica. Contemporaneamente fu attuato un ammodernamento strumentale che portò alla sostituzione dei sismografi meccanici Wiechert con strumenti elettromeccanici verticali a corto periodo (Geotech S-13).
Tra la fine del 1985 e l’inizio del 1986 la sede dell’ING fu nuovamente trasferita, in Via di Villa Ricotti; i segnali rilevati dai sensori, installati nelle circa 80 stazioni distribuite sul territorio nazionale, venivano trasmessi alla nuova sala sismica di Via di Villa Ricotti e registrati su carta termosensibile utilizzando registratori a tamburo.
A partire dal 1985, le registrazioni su carta termosensibile vennero affiancate dalla digitalizzazione dei segnali sismici, che poterono pertanto essere elaborati utilizzando strumenti hardware e software dedicati.
Il risultato dell’evoluzione tecnologica avvenuta negli anni, relativamente alla strumentazione della Rete Sismica Nazionale, al numero dei siti di monitoraggio e il passaggio dal dato analogico al dato digitale è evidente e rintracciabile negli stessi bollettini sismici prodotti dall’ING a partire dagli anni ‘80
Dal 1985, la qualità dei dati pubblicati sul bollettino sismico poté beneficiare di importanti miglioramenti tecnologici apportati alle stazioni sismiche della Rete Sismica Nazionale, alla trasmissione dei segnali e alla loro acquisizione ed elaborazione.
Di seguito vengono riportati in ordine temporale i periodi di cambiamento più significativi:
I segnali sismici della rete analogica venivano registrati e trasmessi alla sede ING di Via di Villa Ricotti, a Roma, e successivamente digitalizzati. Nei primi mesi del 1987 il sistema per l’acquisizione e l’analisi dei dati della RSNC, nato nell’ambito della cooperazione tra l’ING e l’USGS e già funzionante in forma sperimentale dal 1984, assunse la sua completa operatività. Tale sistema, denominato Ingnet, risultava costituito da alcuni moduli richiamati sequenzialmente con lo scopo di analizzare i segnali acquisiti e di individuare un probabile arrivo di fasi sismiche (picking) che, associate tra loro, producevano le localizzazioni automatiche. Queste ultime venivano poi rielaborate manualmente sia dal personale in turno di sorveglianza sismica sia, successivamente, dagli analisti per la produzione del bollettino sismico.
La magnitudo assegnata all’evento era la Md calcolata con la relazione Console-Di
Sanza [Console et al., 1988] mentre per gli eventi più forti, dalla metà degli anni ‘90 in
poi, veniva calcolata la ML utilizzando le registrazioni delle stazioni della rete sismica
a larga banda MedNet. Nell’archivio annuale confluivano inoltre i dati di altre organizzazioni,
italiane e straniere, che venivano inviati all’ING, in regime di scambio, dal National Earthquake
Information Center (NEIC) di Denver (USA).
Il Bollettino dell’Istituto Nazionale di Geofisica, comprendente i parametri ipocentrali e le
informazioni sulle fasi dei terremoti registrati dalla RSN, fu pubblicato in formato esclusivamente
cartaceo fino al 1989. Successivamente, dal 1990 al 1994 (all’inizio del 1993 la sede dell'ING era stata
trasferita definitivamente a via di Vigna Murata), le pubblicazioni del Bollettino consistevano in un
elenco di terremoti con i principali parametri ipocentrali ed erano corredate da floppy-disk contenenti
le informazioni sulle fasi.
Il 1994 fu l’ultimo anno di pubblicazione e diffusione di un bollettino sismico italiano cartaceo, anche se l’attività di analisi dei dati proseguì regolarmente. Ad oggi, i dati relativi ai parametri ipocentrali degli eventi elaborati dagli analisti del BSI per questo periodo, sono disponibili sul sito terremoti.ingv.it.
In questi anni iniziò la conversione della Rete Sismica Nazionale (RSN), all’epoca completamente analogica, in digitale. Un certo numero di stazioni sismiche venne gradualmente equipaggiato con un convertitore in grado di trasformare i segnali analogici in segnali digitali direttamente in sito, prima di essere trasmessi alla sede centrale di Roma e venire acquisiti dal sistema Ingnet. Contemporaneamente venne realizzato un importante aggiornamento strumentale e tecnologico grazie alla sostituzione dei vecchi sensori passivi monoassiali Geotech S-13 con i più moderni sensori triassiali a larga e larghissima banda (Trillium 40s, Streckeisen STS-1 e STS-2 della Rete MedNet) e alla diversificazione delle tipologie di collegamento per la trasmissione dei dati (satellitare o linee telefoniche dedicate). Inoltre, in molte stazioni della RSN vennero installati, co-locati con il sensore velocimetrico, sia l’accelerometro sia il GPS geodetico. Il numero di stazioni della RSN passò in questi anni da circa 100 a più di 200, grazie anche al contributo delle stazioni della Rete MedNet, integrate in tempo reale nel sistema di acquisizione, così come alcune stazioni gestite in Italia e all’estero da altre istituzioni proprietarie di reti di monitoraggio, con le quali l’INGV aveva stipulato delle convenzioni.
La distribuzione “di routine” del Bollettino Sismico riprese finalmente nel 2002 con una pagina web dedicata; i parametri ipocentrali pubblicati dal 2002 fino al 15 Aprile 2005 erano ottenuti tramite il programma di localizzazione IPO [Basili, et al. 1984]. Per questo stesso periodo i dati del bollettino erano distribuiti anche nel formato GSE (Group of Scientific Experts format).
Tutti i dati del bollettino relativi a questo periodo, sono disponibili sul sito terremoti.ingv.it
In questo periodo si ebbe una crescita significativa della RSN, che passò nel giro di tre-quattro anni a più di 300 stazioni permanenti e multiparametriche con tecnologia digitale, in parte convertite dalle vecchie stazioni analogiche. L'avvento delle nuove tecnologie di trasmissione dei dati consentì l’implementazione della strumentazione installata: le nuove stazioni multiparametriche erano in grado di registrare non solo la velocità di movimento del terreno ma anche l’accelerazione del suolo e gli spostamenti dovuti alle deformazioni lente, questi ultimi tramite GPS geodetici ad altissima risoluzione.
I segnali di queste stazioni venivano acquisiti e analizzati in tempo reale utilizzando un sistema di
elaborazione ideato e sviluppato presso l’INGV, denominato BackNet-Tellus [Amato et al., 2006].
Tale sistema rimase operativo fino ad aprile 2012. La trasmissione veniva realizzata tramite linee dedicate
digitali, analogiche, satellitari e anche via Internet; un sistema così ridondato permetteva quindi di
ridurre al minimo il rischio di blackout informativo.
Una interfaccia grafica Sismap, anch’essa realizzata presso l’INGV [Doumaz, 2006],
consentiva la visualizzazione su mappa in tempo reale delle localizzazioni ipocentrali automatiche e delle
successive elaborazioni manuali del personale turnista nella sala di sorveglianza sismica di Roma. Lo stesso
applicativo veniva utilizzato anche in modalità off-line per realizzare il bollettino sismico dell’INGV.
A partire dal 16 Aprile 2005 fu inaugurato il nuovo Bollettino Sismico Italiano (BSI) che sfruttava l’intera potenzialità della nuova rete e aveva a disposizione nuovi strumenti software interattivi per l’analisi dei dati [Doumaz, 2006; Mele et al, 2010]. Inoltre, si poteva contare su un impegno giornaliero di una quindicina di analisti interpretatori, dotati di grande esperienza di analisi di segnali sismici, il cui lavoro assiduo si è rivelato insostituibile, soprattutto durante importanti sequenze sismiche, quando il prodotto dei sistemi automatici di analisi necessita di una revisione manuale esperta.
I dati del bollettino relativi a questo periodo sono consultabili alla pagina terremoti.ingv.it
In questo periodo l’INGV ha ulteriormente implementato il numero di convenzioni e collaborazioni con Università e altri Enti di Ricerca che gestiscono reti nazionali, regionali e locali in Italia e all’estero (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Albania, Grecia e Tunisia). In particolare sono stati siglati degli accordi per lo scambio di dati con l’Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste (OGS), il Centro di Ricerche Sismologiche di Udine (CRS), le Università di Trieste, Genova, Napoli, Cosenza e della Basilicata, con il Dipartimento della Protezione Civile per la Rete Accelerometrica RAN e con altri Enti per l’acquisizione di dati sismici, infittendo così la Rete Sismica Nazionale a costi nulli o molto contenuti. Questa crescita ha dato vita alla Rete Sismica Nazionale Integrata (RSNI) la quale, grazie anche al contributo dei dati provenienti da stazioni estere installate in regioni confinanti, e a progetti di ricerca ed esperimenti vari, conta ormai più di 700 stazioni in tempo reale. Tra gli esperimenti vale la pena ricordare la rete sismica realizzata per il Progetto dell’Alto Tiberina Near Fault Observatory (TABOO).
All’inizio di maggio 2012 entrò in funzione un nuovo sistema di analisi, archiviazione e distribuzione dei dati sismici denominato AIDA [Mazza et al., 2012]. Esso costituisce a tutt’oggi lo strumento primario per la sorveglianza sismica in Italia. AIDA è basato su tre strumenti principali: i protocolli e i software SeedLink e ArcLink per il trasferimento dei segnali dalle stazioni al centro di elaborazione dati dell’Osservatorio Nazionale Terremoti (ONT) e per la loro archiviazione; il software Earthworm [Johnson et al., 1995], divenuto uno standard per la detezione automatica e la localizzazione in tempo reale della sismicità su scala regionale [Castellano et al., 2012]; il sistema di database multipli SeisNet, SeisEv e MoleDB [Quintiliani e Pintore, 2013], realizzato presso l’ONT per l’archiviazione dei dati parametrici.
L’analisi manuale e l’interpretazione dei sismogrammi viene effettuata tramite il programma SisPick!
[Bono, 2008], un software in grado di leggere e visualizzare le tracce digitali registrate
dal sistema Earthworm e, con una serie di tools specifici, eseguire il picking manuale e la
ri-localizzazione degli eventi con il calcolo della magnitudo associata.
Grazie a questo nuovo sistema di acquisizione, il numero di terremoti localizzati negli ultimi anni dal
personale in turno nella sala di sorveglianza sismica di Roma è aumentato fino a raggiungere alcune
decine di migliaia all’anno.
Questi terremoti sono successivamente revisionati dagli analisti del BSI che controllano i parametri di
tutti i dati elaborati in Sala di Sorveglianza Sismica. Vengono inseriti pesi e polarità degli arrivi
delle onde sismiche e revisionate le ampiezze del segnale. Inoltre vengono aggiunte le letture delle
fasi alle stazioni non utilizzate nell’analisi in tempo reale integrando quindi il data-set con tutti i
dati disponibili nel sistema di acquisizione. Le soluzioni ipocentrali e magnitudo riviste dal BSI
sostituiscono nel database quelle prodotte dal personale in turno.
Nel mese di ottobre del 2014 si è deciso di limitare la revisione da parte degli analisti del BSI solo
ad eventi con M ≥ 1.5 e con questa nuova filosofia sono stati revisionati i terremoti a partire dal
gennaio 2015. Sempre dal gennaio 2015 gli analisti del bollettino hanno iniziato a elaborare gli eventi
con M ≥ 3.5 nelle 72 ore successive all’accadimento del terremoto [Nardi et el.,
2015].
Per gli eventi più piccoli rimangono disponibili le localizzazioni della Sala di Sorveglianza Sismica di
Roma. La decisione di ridurre il numero di eventi da revisionare è stata dettata dalla necessità di
diminuire i tempi di redazione e di pubblicazione del Bollettino che, soprattutto nel corso di sequenze
sismiche importanti, possono allungarsi in maniera significativa.
Nonostante queste scelte, il numero di eventi con magnitudo M ≥ 1.5 analizzati dal BSI è superiore ai
9000 eventi/l'anno, a causa del notevole incremento del numero di stazioni sismiche utilizzate per il
monitoraggio.
Dal 2015 il Bollettino Sismico Italiano viene pubblicato con cadenza quadrimestrale ed è disponibile per il download. Le uscite quadrimestrali del BSI vengono descritte in un breve documento tecnico, che contiene una mappa della sismicità del quadrimestre, una breve descrizione delle modalità utilizzate per produrre il bollettino stesso e l’elenco del personale coinvolto nell’analisi dei dati. Viene inoltre riportata una sintetica analisi statistica dei dati e i relativi istogrammi: quanti eventi sono stati registrati nel quadrimestre, di quale magnitudo, e quante stazioni hanno contribuito alle localizzazioni. Inoltre, per fornire una valutazione sull’efficienza delle singole stazioni, viene presentata una mappa della RSNI in cui è rappresentato il rapporto tra il numero di fasi P registrate da ogni stazione ed il numero teorico che avrebbe dovuto registrare secondo una relazione empirica magnitudo-distanza. Per gli eventi più forti sono riportati i meccanismi di sorgente calcolati con la tecnica del Time Domain Moment Tensor [Scognamiglio et al., 2006] e con le polarità dei primi arrivi [Ciaccio et al., 2021].
I dati del bollettino sono attualmente pubblicati in formato QuakeML e contengono le localizzazioni con
la stima degli errori, le ampiezze e le magnitudo associate, le letture delle fasi sismiche e i Time
Domain Moment Tensor (TDMT) se disponibili terremoti.ingv.it/tdmt.
Sono stati inoltre sviluppati dei servizi web che rendono il bollettino fruibile alla comunità
scientifica nazionale e internazionale (terremoti.ingv.it/webservices_and_software).
Attraverso questi servizi, i dati dei picking e delle ampiezze presenti nei QuakeML confluiscono nel
database dell’International Seismological Centre (ISC) e contribuiscono al bollettino della sismicità
mondiale (www.isc.ac.uk/iscbulletin).
Tutti i dati del BSI dal 2012 ad oggi sono comunque disponibili su terremoti.ingv.it
A partire dal 2008, la diffusione dei dati prodotti dagli analisti del Bollettino Sismico Italiano viene
accompagnata da una pubblicazione annuale sulla collana editoriale deIl’INGV “Quaderni di Geofisica”.
Tale contributo contiene approfondimenti legati alla sismicità strumentale analizzata: l’evoluzione
della RSNI, una descrizione generale della sismicità relativa all'anno esaminato, l’analisi delle
sequenze sismiche osservate, la sismicità antropica, l’analisi della qualità delle localizzazioni
ipocentrali prodotte.
Gruppo di lavoro 1985: S. Baccheschi, A. Di Sanza, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, C. Saracino
Gruppo di lavoro 1986: S. Baccheschi, A. Di Sanza, R. Galgano, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro
Gruppo di lavoro 1987: S. Baccheschi, A. Di Sanza, L. Giovani, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, C. Saracino
Gruppo di lavoro 1988: S. Baccheschi, A. Di Sanza, L. Giovani, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, C. Saracino
Gruppo di lavoro 1989: S. Baccheschi, A. Di Sanza, L. Giovani, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, C. Saracino
Gruppo di lavoro 1990: S. Baccheschi, S. Barba, L. Cucci, L. Giovani, A. Marchetti, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 1991: S. Baccheschi, P. Battelli, S. Barba, L. Cucci, L. Giovani, A. Marchetti, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 1992: S. Baccheschi, P. Battelli, S. Barba, L. Cucci, L. Giovani, A. Marchetti, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 1993: S. Baccheschi, P. Battelli, S. Barba, L. Cucci, L. Giovani, A. Marchetti, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 1994: S. Baccheschi, P. Battelli, S. Barba, L. Cucci, L. Giovani, A. Marchetti, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 1995: S. Baccheschi, P. Battelli, L. Giovani, A. Marchetti, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 1996: S. Baccheschi, P. Battelli, L. Giovani, A. Marchetti, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 1997: S. Baccheschi, P. Battelli, L. Giovani, A. Marchetti, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 1998: S. Baccheschi, P. Battelli, L. Giovani, A. Marchetti, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 1999: S. Baccheschi, P. Battelli, L. Giovani, A. Marchetti, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 2000: S. Baccheschi, P. Battelli, L. Giovani, A. Marchetti, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 2001: S. Baccheschi, P. Battelli, L. Giovani, A. Marchetti, G. Modica, L. Piccolini, F. Pirro, M. Pirro, R. Tardini
Gruppo di lavoro 2002: S. Baccheschi, P. Battelli, A. Carosi, C. Castellano, A. Chesi, F. Criscuoli, L. Giovani, A. Marchetti, A. Nardi, F. Pirro, M. Pirro, V. Pirro, A. Rossi, R. Tardini
Gruppo di lavoro 2003: P. Battelli, M. Berardi, A. Carosi, C. Castellano, A. Chesi, F. Criscuoli, L. Giovani, A. Marchetti, A. Nardi, F. Pirro, M. Pirro, V. Pirro, A. Rossi
Gruppo di lavoro 2004: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, A. Carosi, C. Castellano, A. Chesi, F. Criscuoli, A. Marchetti, A. Nardi, F. Pirro, M. Pirro, V. Pirro, A. Rossi
Gruppo di lavoro 2005: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, A. Carosi, C. Castellano, A. Chesi, F. Criscuoli, G. Lozzi, A. Marchetti, A. Nardi, F. Pirro, M. Pirro, V. Pirro, A. Rossi
Gruppo di lavoro 2006: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, A. Carosi, C. Castellano, A. Chesi, F. Criscuoli, G. Lozzi, A. Marchetti, A. Nardi, M. Pirro, V. Pirro, A. Rossi
Gruppo di lavoro 2007: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, A. Carosi, C. Castellano, A. Chesi, F. Criscuoli, G. Lozzi, A. Marchetti, A. Nardi, M. Pirro, V. Pirro, A. Rossi
Gruppo di lavoro 2008: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, A. Carosi, C. Castellano, F. Criscuoli, G. Lozzi, A. Marchetti, A. Nardi, M. Pirro, V. Pirro, A. Rossi
Gruppo di lavoro 2009: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, C. Castellano, A. Chesi, G. Lozzi, A. Marchetti, G. Modica, A. Nardi, M. Pirro, V. Pirro, A. Rossi
Gruppo di lavoro 2010: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, C. Castellano, G. Lozzi, A. Malagnini, A. Marchetti, G. Modica, A. Nardi, M. Pirro, A. Rossi, S. Spadoni
Gruppo di lavoro 2011: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, C. Castellano, G. Lozzi, A. Malagnini, A. Marchetti, G. Modica, A. Nardi, M. Pirro, A. Rossi, S. Spadoni
Gruppo di lavoro 2012: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, C. Castellano, G. Lozzi, A. Malagnini, A. Marchetti, C. Melorio, G. Modica, A. Nardi, M. Pirro, A. Rossi, S. Spadoni
Gruppo di lavoro 2013: L. Arcoraci, P. Battelli, M. Berardi, C. Castellano, G. Lozzi, A. Malagnini, A. Marchetti, C. Melorio, G. Modica, A. Nardi, M. Pirro, A. Rossi, S. Spadoni
Gruppo di lavoro 2014: L. Arcoraci, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi, C. Castellano, B. Castello, M.G. Ciaccio, G. Lozzi, A. Malagnini, A. Marchetti, L. Margheriti, C. Melorio, G. Modica, A. Nardi, N.M. Pagliuca, M. Pirro, A. Rossi, S. Spadoni, C. Thermes
Gruppo di lavoro 2015: L. Arcoraci, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi, C. Castellano, B. Castello, M.G. Ciaccio, A. Frepoli, A. Lisi, G. Lozzi, A. Malagnini, A. Marchetti, L. Margheriti, F.M. Mele, C. Melorio, G. Modica, A. Nardi, N.M. Pagliuca, M. Pirro, L. Pizzino, A. Rossi, S. Spadoni, C. Thermes, M. Vallocchia
Gruppo di lavoro 2016: L. Arcoraci, P. Baccheschi, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi, C. Castellano, B. Castello, M.G. Ciaccio, A. Frepoli, A. Lisi, G. Lozzi, A. Marchetti, L. Margheriti, F.M. Mele, C. Melorio, G. Modica, A. Nardi, N.M. Pagliuca, M. Pirro, L. Pizzino, A. Rossi, S. Spadoni, C. Thermes, M. Vallocchia
Gruppo di lavoro 2017: L. Arcoraci, P. Baccheschi, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi, C. Castellano, B. Castello, M.G. Ciaccio, A. Frepoli, A. Lisi, A. Marchetti, L. Margheriti, F.M. Mele, C. Melorio, G. Modica, A. Nardi, N.M. Pagliuca, M. Pirro, L. Pizzino, A. Rossi, S. Spadoni, C. Thermes, M. Vallocchia
Gruppo di lavoro 2018: L. Arcoraci, P. Baccheschi, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi,B. Cantucci, C. Castellano, B. Castello, D. Cheloni, M.G. Ciaccio, G. D’Addezio, R. Di Maro, A. Frepoli, S. Gori, A. Lisi, A.M. Lombardi, A. Marchetti, L. Margheriti, M.T. Mariucci, F.M. Mele, C. Melorio, V. Misiti, G. Modica, S. Monna, C. Montuori, A. Nardi, N.M. Pagliuca, S. Pinzi, M. Pirro, L. Pizzino, A. Rossi, A. Sciarra, T. Sgroi, A. Smedile, S. Spadoni, R. Tardini, C. Thermes, F. Villani
Gruppo di lavoro 2019: L. Arcoraci, P. Baccheschi, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi, B. Cantucci, C. Castellano, B. Castello, D. Cheloni, M.G. Ciaccio, R. Di Maro, A. Lisi, A.M. Lombardi, A. Marchetti, L. Margheriti, M.T. Mariucci, C. Melorio, G. Modica, S. Monna, C. Montuori, A. Nardi, N.M. Pagliuca, S. Pinzi, M. Pirro, L. Pizzino, A. Rossi, A. Sciarra, T. Sgroi, A. Smedile, S. Spadoni, R. Tardini, C. Thermes, R. Tozzi
Gruppo di lavoro 2020: L. Arcoraci, P. Baccheschi, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi, B. Cantucci, C. Castellano, B. Castello, D. Cheloni, M.G. Ciaccio, L. Colini, R. Di Maro, A. Lisi, A.M. Lombardi, A. Marchetti, M.T. Mariucci, C. Melorio, L. Miconi, G. Modica, S. Monna, C. Montuori, A. Nardi, N.M. Pagliuca, S. Pinzi, M. Pirro, L. Pizzino, A. Rossi, A. Sciarra, T. Sgroi, A. Smedile, S. Spadoni, R. Tardini, C. Thermes, R. Tozzi
Gruppo di lavoro 2021: L. Arcoraci, P. Baccheschi, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi, B. Cantucci, C. Castellano, B. Castello, D. Cheloni, M.G. Ciaccio, L. Colini, M. De Caro, A. Frepoli, A. Lisi, A.M. Lombardi, A. Marchetti, M.T. Mariucci, C. Melorio, L. Miconi, V. Misiti, G. Modica, S. Monna, C. Montuori, A. Nardi, N.M. Pagliuca, M. Pastori, S. Pinzi, M. Pirro, L. Pizzino, A. Rossi, A. Sciarra, T. Sgroi, A. Smedile, S. Spadoni, R. Tardini, C. Thermes, R. Tozzi
Gruppo di lavoro 2022: L. Arcoraci, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi, B. Cantucci, C. Castellano, B. Castello, D. Cheloni, L. Colini, M. De Caro, A. Frepoli, A. Lisi, A. Malagnini, A. Marchetti, M.T. Mariucci, G. Mele, C. Melorio, L. Miconi, V. Misiti, G. Modica, S. Monna, C. Montuori, A. Nardi, N.M. Pagliuca, M. Pastori, S. Pinzi, M. Pirro, L. Pizzino, A. Rossi, A. Sciarra, T. Sgroi, A. Smedile, S. Spadoni, R. Tardini, C. Thermes
Gruppo di lavoro 2023: L. Arcoraci, A. Battelli, P. Battelli, M. Berardi, B. Cantucci, C. Castellano, B. Castello, D. Cheloni, L. Colini, M. De Caro, A. Frepoli, A. Lisi, A.M. Lombardi, A. Malagnini, A. Marchetti, M.T. Mariucci, G. Mele, C. Melorio, L. Miconi, V. Misiti, G. Modica, C. Montuori, A. Nardi, N.M. Pagliuca, M. Pastori, S. Pinzi, L. Pizzino, A. Rossi, A. Sciarra, T. Sgroi, S. Spadoni, R. Tardini, C. Thermes